Cannabis medica: chi – come – perchè

E’ del 22 novembre scorso la notizia dell’istituzione, presso il Ministero della Salute, di un Tavolo tecnico permanente per affrontare le tematiche in materia di Cannabis medica. Compito di questo tavolo è analizzare e approfondire i bisogni di salute dei pazienti trattati con questa sostanza farmaceutica, per trovare percorsi condivisi e praticabili affinché la terapia sia realmente attuabile. Nel nostro Paese, l’impiego medico di infiorescenze femminili della Cannabis sativa è ammesso dal 2006 in virtù di sperimentazioni internazionali per patologie di difficile trattamento, ma solo dal 2015 ne è stato normato l’impiego per trattare una serie di patologie, per le quali è stata riconosciuta anche la dispensazione a carico del Sistema Sanitario.           
Inoltre, in virtù della Legge 94/98 (“Legge Di Bella”), ciascun medico ha la facoltà di prescrivere i medicamenti ufficialmente riconosciuti anche per impieghi diversi da quelli per cui sono registrati, o per applicazioni innovative e sperimentali per cui ci siano studi documentati in letteratura, assumendosene la responsabilità clinica. Questo significa che, a fronte di studi che si aggiornano continuamente, i medici possono introdurre nello schema terapeutico rimedi a base di Cannabis, per esempio, anche se non è elencata nel D.lg. del 9 novembre 2015, con costi a carico del paziente. A livello normativo, quindi, tutti i medici hanno la possibilità di prescrivere farmaci galenici a base di Cannabis medica (se non di loro iniziativa, sicuramente per la prosecuzione di terapie proposte da specialisti del settore), e le farmacie dotate di un laboratorio galenico attrezzato possono allestire il preparato secondo la ricetta medica.

Indicazioni terapeutiche legalmente riconosciute in Italia

Proviamo quindi ad affacciarci al mondo dell’impiego terapeutico della Cannabis medica, partendo dalle indicazioni ufficiali elencate nella legge del 2015. Ovviamente, il ventaglio di possibilità terapeutiche che la ricerca e l’esperienza medica stanno dimostrando rispetto all’introduzione della Cannabis medica  nel trattamento dei pazienti, cresce costantemente, come ci dicono sia la letteratura che gli interventi nei Congressi.             
Gli usi e le conoscenze sono basati sulla scoperta del sistema endocannabinoide, avvenuta negli anni ’60 grazie alle ricerche che il Prof. Raphael Mechoulam ha condotto in Israele, dopo aver scoperto e studiato la composizione chimica delle infiorescenze femminili di Cannabis medica(1)
I risultati più eclatanti riguardano il trattamento dell’epilessia, soprattutto infantile, resistente ai farmaci tradizionali. La storia del trattamento dell’epilessia infantile ha subito una svolta epocale a partire dalla metà degli anni ’80, quando Mechoulam iniziò la sperimentazione di miscele di estratti ricchi in cannabidiolo (CBD) per calmare crisi ricorrenti e invalidanti di alcuni bambini: i risultati furono strabilianti, e confermati negli anni successivi, tanto che oggi è una terapia a cui neuropsichiatri e neurologi ricorrono per permettere ai bambini epilettici resistenti alle terapie classiche di avere una crescita normale grazie ad una significativa riduzione di frequenza e intensità delle loro crisi.   

Potenzialità di utilizzo della Cannabis medica

Per il dolore neuropatico, le ricerche sui neurotrasmettitori prodotti dal nostro organismo (endocannabinoidi) hanno evidenziato la stretta correlazione tra percezione del dolore e sistema endocannabinoide: le molecole presenti nella Cannabis terapeutica interagiscono direttamente con il sistema endocannabinoide, con effetti molteplici, quindi le sperimentazioni hanno cercato quali di essi riescano a  modulare meglio la percezione del dolore, minimizzando gli effetti psicoattivi. In molte patologie, grazie alla Cannabis medica è possibile ridurre il dosaggio dei farmaci tradizionali, modulando anche i loro effetti collaterali, con il vantaggio degli effetti secondari della Cannabis stessa su riposo, tono dell’umore e appetito.  Numerose testimonianze di pazienti confortano e consolidano il consiglio di affiancare ai farmaci tradizionali anche gli estratti di Cannabis: non fa miracoli, ma dà sollievo, cosa che permette di affrontare con tutt’altro spirito la quotidianità, senza l’assillo del dolore implacabile.
In parallelo all’uso nel dolore neuropatico, poi, ne è stata accertata l’azione antiemetica, utile ed efficace nella nausea da agenti esterni (chemioterapia, radioterapia o terapie anti-HIV), e anche l’effetto stimolante dell’appetito, sfruttato in pazienti sia oncologici che immunocompromessi, oltre che in soggetti anoressici.
Altro ambito di ricerca è quello del glaucoma, dovuto alla iniziale scoperta dell’azione vasodilatatrice periferica degli estratti della Cannabis medica: negli anni si è passati dall’impiego in collirio all’assunzione per bocca, come estratto oleoso, abbinandolo all’uso dei colliri medicati; la sua efficacia infatti non è tanto sul ridurre la pressione endooculare quanto piuttosto nell’effetto protettivo del nervo ottico che rallenta il progredire della malattia; è questa l’azione complementare che fa la differenza, perché permette di preservare più a lungo la seppur ridotta funzionalità del nervo, allontanando la prospettiva della cecità.

Un ulteriore campo ufficialmente riconosciuto è quello nella riduzione dei movimenti involontari di corpo e faccia nella sindrome di Gilles de la Tourette, con significativo miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti. Pur essendo una sindrome complessa, ancora da indagare, e trattata non solo coi farmaci ma anche con terapie psicologiche, ci sono casi in cui gli spasmi involontari impediscono anche una minima gestione della quotidianità. In questi frangenti, poter associare una terapia priva di effetti dannosi è una preziosa risorsa.        

Negli ultimi anni, la ricerca si è fatta ancor più capillare ed attenta, grazie a formulazioni che garantiscano dosaggi più precisi e un’ idonea veicolazione nell’organismo, tanto da permettere l’impiego degli estratti di Cannabis medica nei disturbi del sonno dovuti a stress postraumatico o ansia, o come creme nelle patologie infiammatorie locali sia in ambito dermatologico che reumatologico (cicatrici croniche, dermatite atopica, psoriasi). Un’altra applicazione piuttosto recente è quella nella sindrome autoimmune/infiammatoria indotta da coadiuvanti (sindrome ASIA), in cui riesce a mitigare in modo efficace e sicuro la mancanza di concentrazione e di vitalità, oltre all’insonnia. 
Sono ancora molti gli ambiti di studio che aspettano evidenze di efficacia, mentre alcuni si sono raffreddati per mancanza di risultati interessanti rispetto ai rimedi ad oggi già in uso (ad esempio, la ricerca sull’Alzheimer). I continui aggiornamenti ci offriranno ulteriori prospettive, visto che comunque le linee di ricerca sono molto numerose e varie.                
A conferma dell’interesse che ruota attorno alla Cannabis, ai suoi possibili impieghi e al superamento del pregiudizio nel suo utilizzo, si sono già affacciati sul mercato anche degli integratori alimentari a base di olio di semi di canapa industriale, ricco in CBD, mirati a dare sollievo al dolore articolare. Per questi prodotti non occorre ricetta medica poiché privi delle componenti psicotrope, ma è sufficiente il consiglio del medico o del farmacista.    
Ulteriore frontiera è l’esistenza, oggi, di gruppi di studio e consulenza medica, disponibili anche on-line, che si occupano di confrontare gli specifici casi clinici a loro sottoposti, che stentano a trovare giovamento da terapie già in atto, con le ultime ricerche pubblicate, così da realizzare terapie ad hoc supportate da evidenze scientifiche recentissime e consolidate (ne è un esempio il gruppo di medici e scienziati raccolti in www.networksecondoparere.it).               

Queste nuovissime realtà, rese possibili non solo dall’avanzare della ricerca ma anche dalla diffusione della tecnologia, sono solo l’ultima frontiera di numerose Società e Associazioni nate in ambito nazionale ed internazionale a supporto della ricerca medica e della diffusione della conoscenza su questo tema.
La prima Società scientifica nata in Italia per lo studio della Cannabis medica è la Sirca (Società Italiana di Ricerca sulla

Cannabis medica), fondata e composta da medici, ricercatori e professionisti sanitari, allo scopo di approfondire, diffondere e promuovere le conoscenze sul tema a tutto il mondo sanitario. Dal 2015 la Sirca porta avanti ricerche cliniche, farmacologiche e tecnologiche, divulgandole ai professionisti coinvolti nelle terapie con Cannabis medica attraverso pubblicazioni scientifiche, seminari e congressi; inoltre supporta i pazienti attraverso una rete di medici, veterinari e farmacie associate, così da sviluppare capillarmente la vicinanza delle cure ai pazienti.
Successivamente, nel 2017, sul nostro territorio regionale è nata anche la SICaM (Società Italiana Canapa Medica) che ha ampliato l’orizzonte scientifico coinvolgendo anche l’aspetto di coltivazione oltre allaricerca medica, e lo ha inserito in un contesto più ampio tramite collaborazioni con enti terzi, incubatori di start up.   

Allo stesso modo, tantissime Società scientifiche, che collaborano con il mondo della Medicina e dell’Università, sono fiorite per moltiplicare studi e conoscenza su questo interessante tema.
A fianco delle Società scientifiche, esistono poi innumerevoli altre Associazioni che si interessano alla Cannabis medica, sia a livello nazionale che internazionale, accogliendo le istanze della popolazione civile, tra cui tanti pazienti. Ne sono un esempio l’Associazione Nazionale Fibromialgia (sindromefibromialgica.it), oppure il Comitato Pazienti Cannabis Medica (www.pazienticannabis.it), oltre alle quali, sul web, si trovano i più vari siti e blog che si interessano alla Cannabis, spaziando liberamente dal sostegno alla liberalizzazione a quello contro le carenze di sostanza medicale, amplificando, seppur grossolanamente, il dibattito sul tema.

Cannabis medica in veterinaria

La ricerca è così vivace ed interessante, che da molti anni non coinvolge più solo la terapia ad uso umano: anche in ambito veterinario è stato introdotto l’impiego di terapie a base di Cannabis medica, tanto che, dopo anni di prescrizioni di farmaci galenici, anche l’industria si è dedicata alla ricerca e allo sviluppo di integratori a base di Cannabis (ovviamente privi del THC, psicotropo, e contenenti semi ed estratti di canapa alimentare, ricca solo in CBD): sono già disponibili alcuni integratori – acquistabili senza ricetta elettronica veterinaria – sia in gocce che in compresse, che danno sollievo al dolore cronico dei nostri amici a quattro zampe.

Fonti:
salute.gov : Home > Temi > Dispositivi medici e altri prodotti > Medicinali stupefacenti e precursori di droghe > Uso medico della cannabis
www.sirca-terapiacannabis.it
sicamweb.it
cannabiscienza.it
(1)https://www.pazienticannabis.it/ricerca-sui-cannabinoidi-nel-corso-dei-decenni-e-cio-che-accadra/
Congressi nazionali SIRCA

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