Quello che chiamiamo comunemente fuoco di Sant’Antonio è un’infezione virale dovuta all’Herpes zoster: la fase acuta invasiva dell’infezione prende il nome di varicella (virus varicella-zoster), ed è tipica dell’età pediatrica; una volta guariti dalla varicella, il virus resta latente nel tessuto nervoso, e si può riacutizzare in periodi successivi della vita, prendendo il nome di fuoco di Sant’Antonio.
La probabilità di sviluppare almeno un episodio di fuoco di sant’Antonio in età adulta riguarda, in media, una persona ogni quattro, arrivando ad 1 individuo su 2 nei soggetti di età superiore a 85 anni.
I soggetti più esposti alla riattivazione del virus sono le persone anziane e quelle immunodepresse, che oltre i 50 anni rischiano anche manifestazioni più severe e complicate proprio a causa del naturale declino delle difese immunitarie dell’organismo.

Il fuoco di Sant’Antonio (chiamato così perché per guarirlo si invocava Sant’Antonio Abate) si manifesta con una eruzione cutanea che duole e brucia intensamente, accompagnata da caratteristiche vescicole che spesso disegnano una strisciata arrossata sulla pelle. Le vescicole evolvono seccandosi e formando croste che guariscono e si staccano, ma quello che crea maggior preoccupazione è la parte non visibile dell’infezione: nel tessuto nervoso può persistere, per settimane o mesi dopo la guarigione, uno stato doloroso cronico (nevralgia post erpetica) piuttosto invalidante, che incide negativamente sulla qualità della vita, e addirittura, quando l’infezione riguarda il nervo ottico e non viene trattata in tempo, il rischio è la cecità. Oltre al dolore prolungato, possono restare cicatrici che rendono la pelle più fragile e sensibile alle infezioni e, in generale, una debolezza dell’organismo che ci rende meno attivi.

Appena ci si accorge di avere sfoghi cutanei particolarmente fastidiosi e localizzati in una zona del corpo ben circoscritta, è necessario rivolgersi tempestivamente al medico. Una diagnosi precoce permette di iniziare subito la terapia con antivirali, e limita l’espansione del virus, aiutandoci a tenerne a bada ulteriori infiltrazioni nei nervi e velocizzando la guarigione.
La cura, però, non ci mette al riparo da future recidive, di cui non possiamo prevedere localizzazione, frequenza e intensità.

Per questo, in Italia, è raccomandata e gratuita la vaccinazione anti-herpes zoster in età adulta:

  • per le persone a partire dai 65 anni
  • per i soggetti a partire dai 50 anni di età con presenza di patologie quali diabete mellito, patologia cardiovascolare e broncopneumatia cronica ostruttiva (BPCO),
  • per i soggetti che, a partire dai 18 anni di età, siano fortemente esposti al rischio di  recidiva di herpes zoster, come, per esempio, i candidati al trattamento con terapia immunosoppressiva

La vaccinazione contro l’herpes zoster è in grado di ridurre di circa l’80% i casi di nevralgia post-erpetica (una delle complicanze più frequenti e debilitanti della malattia) e circa il 65% di tutti i casi clinici di herpes zoster.

Per la popolazione a rischio sono disponibili in Italia:

  • un vaccino a virus vivo attenuato (Zostavax®), indicato per i soggetti oltre i 50 anni di età, da inoculare sotto cute in un’unica dose. La protezione che offre si riduce rapidamente negli anni;
  • un vaccino ricombinante adiuvato (che contiene, quindi, solo la porzione del virus capace di risvegliare l’immunità contro l’herpes zoster, insieme ad una sostanza che ne amplifica l’effetto), approvato nel 2021 (Shingrix®). La sua schedula vaccinale prevede due iniezioni nel muscolo del braccio, a distanza di circa 2 mesi (secondo il parere del medico curante). La durata dell’effetto di questo nuovo vaccino è più lunga, e può essere utilizzato per riattivare l’immunità dopo una dose di vaccino a virus vivo attenuato.

Gli effetti collaterali più comuni dei vaccini sono passeggeri e soprattutto a carico del sito di inoculo (rossore, gonfiore, dolore); più raramente si manifestano fatica generalizzata, dolorabilità muscolare, mal di testa e febbre.
Le controindicazioni alla vaccinazione riguardano la gravidanza (per cui non esistono studi), la grave compromissione immunitaria, l’allergia alle componenti dei vaccini e l’infezione in corso da herpes zoster stesso.
E’ sempre raccomandato confrontarsi con il medico per valutare l’opportunità della vaccinazione e quale vaccino impiegare.

I vantaggi di questa vaccinazione sono innumerevoli: in una popolazione che vive sempre più a lungo, limitare i danni dovuti alla nevralgia post erpetica significa aiutare concretamente a mantenere un buono stato di salute e di autonomia nei soggetti sani, mentre nelle persone affette da altre patologie, risparmiare loro peggioramenti dovuti alle conseguenze del fuoco di Sant’Antonio.
Inoltre, se consideriamo anche la vaccinazione anti-varicella offerta nell’età pediatrica, ci proiettiamo verso una sempre minore incidenza della malattia sulla popolazione tutta, con l’obiettivo di riuscire a sconfiggerla come già avvenuto per alcune altre gravi patologie.

Non sottovalutiamo il problema del fuoco di sant’Antonio, e non esitiamo ad utilizzare i validi strumenti che abbiamo a disposizione per proteggerci concretamente.

Dott.ssa Laura Piccini

Fonti:
Ministero della Salute
Ordine dei Medici
Schede tecniche dei vaccini autorizzati in Italia

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