In Italia, oltre alla comune zanzara notturna (genere Culex) è presente la zanzara tigre asiatica (Aedes albopictus).

L’aspetto caratteristico della zanzare tigre la rende ben riconoscibile rispetto alla zanzara comune: il corpo è nero a bande trasversali bianche sulle zampe e sull’addome e ha una striscia bianca che solca il dorso e il capo.

Si distingue dalle altre zanzare sia per le abitudini che per il ciclo di vita. Una caratteristica comune è che è solo la femmina a pungere per nutrire col sangue le uova che porta in grembo. La puntura provoca pomfi più grandi e dolorosi rispetto alla zanzara nostrana, cosa che rende facile l’individuazione.

Dopo la puntura, la zanzara necessita di una piccola quantità di acqua per depositare le uova: tombini, sottovasi, annaffiatoi, teli di nylon o pneumatici abbandonati con acqua stagnante sono i luoghi dove la zanzara tigre si può riprodurre. Le uova, deposte sulla superficie dell’acqua, una volta sommerse si schiudono: le larve proliferano nell’acqua e in 6-8 giorni diventano zanzare adulte.

La zanzara tigre è un vettore di diverse malattie virali, in particolare quelle causate da arbovirus, tra cui la Chikungunya, la dengue, la febbre gialla e alcune encefaliti nelle zone tropicali e in numerose zone dell’Asia. Nelle nostre zone questi agenti patogeni sono assenti e quindi questo rischio è solo teorico.

Purtroppo anche la sola puntura della zanzara tigre rappresenta un problema: è un insetto molto aggressivo e punge soprattutto nelle ore più fresche della giornata, al mattino presto e al tramonto, e riposa di notte sulla vegetazione. Le sue punture provocano gonfiori e irritazioni persistenti, pruriginosi o emorragici, e spesso anche dolorosi. Nelle persone particolarmente sensibili, un elevato numero di punture può dare luogo a risposte allergiche che richiedono un’attenzione medica. 

La zanzara tigre è attiva da maggio a ottobre, pur con variazioni relative al clima e alla stagione, dopodiché depone uova dette ”di resistenza”, capaci di superare, anche in assenza di acqua, le rigide temperature invernali e giungere all’estate successiva.

Dr.ssa A. Sinigaglia

Fonti:

https://www.epicentro.iss.it/zanzara/

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